Era anche allora più o meno la metà del mese di agosto. Era anche allora una giornata che faceva un caldo più o meno fottuto e snervante. Era anche allora più o meno come oggi. Era anche allora più o meno estate.
– Che ci fai seduto su quella roccia, soldato?
– Osservavo quelle navi, Signore.
– Quelle sono le navi di Dati e Artaferne. E tornano in Persia. Tornano da dove sono arrivate, soldato.
– Si, lo so Signore. Leggevo proprio adesso la storia di quelle navi sul tablet. Ero curioso di capire a chi appartenessero quelle vele spiegate al vento, Signore.
– Sei in grado di correre fino ad Atene, soldato?
– Fino ad Atene, Signore?
– Fino al Pireo, soldato. Voglio sapere se sei in grado di arrivare in città ed annunciare la nostra vittoria. Prima possibile, prima che sia notte, soldato.
– Non sono tanto in forma, Signore. Mi sto allenando poco perché ho sempre troppo poco tempo per me, Signore.
– Sei l’unico emerodromo sopravvissuto alla battaglia, soldato. Sei l’unico che può farlo. E qui purtroppo non c’è segnale e non possiamo neanche telefonare ne mandare un messaggio. L’unica possibilità che abbiamo per annunciare alla città la nostra vittoria è che qualcuno vada di corsa ad Atene. Che poi in fondo sono soltanto quaranta chilometri. Forse neanche centomila passi, soldato.
– Non ho con me neanche il mio iPod, Signore. Senza musica è davvero difficile correre per quattro o cinque ore di fila. E poi secondo me sono più di centomila passi, Signore.
– Pensa quanta gloria, soldato. Arriverai in città accolto da migliaia di ateniesi in festa ed il tuo nome diventerà un nome leggendario. Un nome che finirà su tutti i libri di storia. E potrai fare un selfie con alle spalle una intera città che ti porta in trionfo. E potrai condividere quella foto su Facebook e su Instagram, soldato.
– Ma Facebook e Instagram non li hanno ancora inventati, Signore.
– Prima o poi qualcuno lo farà, soldato. E comunque non abbiamo altro tempo. Lascia qui le tue cose e vai, soldato. Correrai fino a sud, fino a Rafina. E poi da li troverai il sentiero tracciato da Ritaco e Plitone, verso ovest. Passando per Gialou e Chalandri. E poi dritto verso Atene, verso la gloria, verso la leggenda. Coraggio, soldato.
– Ma non ero preparato per questa sfida, Signore.
– Non sempre siamo preparati per le sfide della vita, soldato. E nessuno può vincere le sfide della vita al nostro posto. Quindi vai, soldato. Troverai delle sorgenti d’acqua più o meno ogni diecimila passi. E forse lungo strada troverai qualcuno che ti rifornirà di zuccheri e di sali. Però adesso corri, soldato.
– Vado. E spero di farcela, Signore.
– Ce la farai, soldato. Corri senza voltarti mai. Sarai sempre solo. Ma tu non voltarti mai. Mai. Corri senza voltarti mai. E tieni sempre lo sguardo rivolto #versoAtene, soldato.
– Come mai con l’hashtag , Signore?
– Perché così un giorno mi sarà più facile trovarti sui social network, soldato.
– Ma i social network non esistono ancora, Signore.
– Hai ragione, soldato.
– Allora vado, Signore.
– Si, è ora che tu vada davvero. Tra qualche ora il sole sarà tramontato. E non puoi correre con il buio, soldato.
– Si, preferisco la luce del giorno che mi illumina il cammino, Signore.
– Come ti chiami, soldato?
– Mi chiamo Filippide, Signore.
[diario di un maratoneta pigro | di quella prima volta ad Atene]